“Terra Viva"

Venticinque anni tra arte e artigianato”

 

 

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Più che una mostra, “Terra viva” è il racconto di una storia, una storia iniziata venticinque anni fa ma con radici ancora più profonde, quelle radici che mi legano indissolubilmente alle mie origini. Certo ne è passato di tempo da quando, per grazia ricevuta, visto che non ho avuto nessun maestro, scoprii che con la creta che usavo nella fornace di famiglia, riuscivo a modellare delle piccole figure. Non so quale sia stata l’alchimia, ma la mia vicenda parte proprio da quella fornace “incastrata” tra le case di un piccolo Borgo della Penisola Sorrentina: Maiano, lì dove, almeno dalla fine del Quattrocento, si producono laterizi per forni a legna. Bambino già ero attratto da quell’impasto morbido di creta che, a secondo dello stampo usato, ora diventava un mattone, ora un quarto di luna destinato a pavimentare i forni. Dalle “focate”, piccole spie nei muri della fornace che permettono di controllare la cottura, ammiravo i mattoni incandescenti, mentre le fiamme della camera di combustione assumevano forme diverse che stimolavano la mia fantasia.


Così, dopo aver conseguito il diploma da ragioniere, fu per me “naturale” subentrare a mio padre, purtroppo prematuramente scomparso, e divenire anch’io un orgoglioso “mattonaio”.
Mattonaio, lo sono stato per quindici anni, fin quando, spinto dalla passione per il presepe napoletano mi accorsi che manipolando quella creta con stecche rudimentali e qualche spillo, riuscivo a cavarne delle piccole figure alte non più di tre centimetri. Figura dopo figura mi appassionai a tal punto da lasciare il piccolo opificio di famiglia ed intraprendere un’altra strada. Tutto iniziò con una “scatola”, una scatola piena zeppa di personaggi, allora policromi, che da Sorrento portai con me nella più famoso luogo al mondo dedicato ai presepi: San Gregorio Armeno. All’inizio non ebbero molto successo, ma poi due vecchi “pastorari” credettero in quella che allora era una novità; d’allora, con la stessa gioia di un bambino che gioca, continuo a manipolare la creta. Oggi, nella bottega, aperta venti anni fa nel centro storico di Sorrento, oltre ai presepi, “percorro” la storia della Salvezza, modellando scene tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Inoltre, amo raccontare la mia straordinaria Terra, attraverso gruppi che ne rappresentano usi e costumi. Le figure non sono più colorate sono ritornato al colore primordiale dei mattoni di Maiano, ma quella scatola di figure colorate è la prima opera esposta in Villa Fiorentino a Sorrento; l’ho intitolata, e non poteva essere diversamente: ”La scatola dei sogni”. 

L’esposizione voluta dalla Fondazione Sorrento, patrocinata dal Comune di Sorrento, con la collaborazione scientifica dell’Università Federico II di Napoli e della Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è suddivisa in sette sale ciascuna con un tema diverso. Dai primi presepi realizzati con piccoli tufi,  sughero e terracotta, all’opera “Oltre” creata quest’anno, a vent’anni dalla strage delle Torri Gemelle, e dedicata alla Città di New York e ai suoi pompieri.

Non poteva mancare una sezione dedicata agli alberi della Vita (FOTO 7). Ma esposti ci sono anche gruppi con scene tratte dall’Antico e dal Nuovo testamento, Lux Familiae, un cero con la storia della famiglia di Nazareth, presentato in Vaticano a Papa Francesco durante il Sinodo sulla famiglia nel 2015 e una serie di opere dedicate ai riti della Settimana Santa in Penisola Sorrentina.

Nel chiostro del Bramante e nella Cappella del Sacro Cuore, presso l’Università Cattolica di Milano, invece, sono esposte sette opere ispirate al Nuovo Testamento, dall’Annunciazione al Battesimo di Cristo. 

Una mostra quindi che tra opere, racconti e testimonianze di personaggi conosciuti in questi anni, ripercorre un lungo tratto del mio viaggio, un viaggio che mi appassiona sempre di più e che spero possa continuare ancora. Un viaggio che mi ha permesso di vivere esperienze indimenticabili spesso con persone che sono state e saranno ancora per me “essenziali” . Un viaggio durante il quale sono stato accompagnato sempre da una “Voce” silente alla quale mi sono sempre affidato per le mie scelte. Un viaggio che ha un filo conduttore: la terra. La terra che, da ragazzo, “sentivo” sotto i piedi scalzi, la terra che cavavo dagli agrumeti sorrentini, la terra che impastavo e trasformavo in mattoni, la terra con la quale continuo ancora a raccontare storie, la terra…. la terra viva.

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