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IL Sacro e la Fragilità

La Cappella della Pentecoste – Campus Bio Medico, Roma

 

Di Giancarlo Polenghi

 

La cappella della Pentecoste, al Campus Bio Medico di Roma, ultimata di recente, è uno spazio sacro per la liturgia e la preghiera personale per i ricercatori, i docenti e gli studenti dell’università romana.

Il progettista che ha firmato il progetto è l’architetto Ambrogio Risari, la pala d’altare e il tabernacolo sono di Dony Mac Manus, ideatore e primo direttore artistico della Sacred Art School – Firenze, e la decorazione dell’altare e le vetrate sono dell’artista romana Paola Grossi Gondi.

 

TABERNACOLO E PALA

Il tema della Pentecoste o della “Nascita della Chiesa” si sviluppa dal centro, dal tabernacolo che enfatizza la “stabilità architettonica” e la “presenza costante” della Reale Presenza di Nostro Signore nella Sacra Eucarestia, in contrasto con il vortice di figure che lo incorniciano.

Il tabernacolo è coronato dalla cupola di San Pietro, simbolo del Nuovo Testamento, mentre nella parte sottostante, sopra tre gradini, si trova il Sancta Sanctorum del Vecchio Testamento. Il tabernacolo suggerisce quindi la continuità tra Vecchio e Nuovo Testamento e contiene il culmine della rivelazione nel dono di sé di Gesù Cristo-Eucarestia.

Sulla porta del tabernacolo ci sono dodici pannelli sui quali si legge la scritta, in ebraico, “dodici tribù di Israele”. Il tutto è contornato, in alto e in basso, dalle parole in latino “Tutti con Pietro a Gesù per Maria”.

Il tabernacolo emerge dalla figura di Maria per ricordare che Lei è stata il primo tabernacolo che ha accolto il corpo di Cristo.

La Madonna si rivolge verso lo Spirito Santo discendente, il quale effonde la sua luce sulla Chiesa e attraverso di essa verso la figura angelica di Cosmos, simbolizzata dalla figura che regge il globo sotto il tabernacolo.

Cosmos, che proviene dalle icone tradizionali della Pentecoste dell’Oriente Ortodosso, è un modo per richiamare la tradizione Orientale e unirla a quella Occidentale.

Le figure che incorniciano il tabernacolo sono collocate in uno spazio architettonico che richiama la stanza superiore del cenacolo. Con una certa originalità rispetto all’iconografia tradizionale nella scena c’è un certo numero di donne, per bilanciare la rappresentazione dei generi. La composizione segue invece il canone tradizionale per indicare l’azione dello Spirito Santo e utilizza il fuoco (le fiammelle) e il vento. Sotto le quattro donne in alto a destra ci sono alcuni degli apostoli più vecchi, Pietro che sta cadendo indietro, e a destra, suo fratello Andrea, che si sporge a sinistra verso il tabernacolo.

Dall’altra parte abbiamo gli apostoli più giovani che rispondono inebriati allo Spirito Santo in molti modi diversi. Questo aiuta a capire i differenti carismi che sono nella Chiesa che, come fiori in un giardino, attraggono ogni tipo d’insetto. Infine il pane e del vino “zampillano” fuori dalla composizione, come per cadere nella cappella, per condurci alla principale ragion d’essere di questo spazio, che è la celebrazione del Santo Sacrificio dell’Altare, ossia della Santa Messa.

 

INNOVAZIONE E TRADIZIONE

Il lavoro degli architetti (Ambrogio Risari e la sua equipe) e degli artisti, sia quello figurativo di Dony Mac Manus, sia quello più astratto, di Paola Grossi Gondi, mi paiono una risposta convincente alla sfida di creare uno spazio sacro moderno e attuale, in armonia con la ricca tradizione cristiana.  La loro proposta mette insieme tradizione e innovazione, colore e forma, spazio sacro per la celebrazione comunitaria e per la preghiera personale, ma sempre con un “sentire comunionale”, verso Dio e verso i fratelli. In particolare sono affascinato dall’armonia dell’insieme, dalla disposizione semicircolare dei banchi intorno all’altare, e dal contrasto vivace e “fresco” tra la pala d’altare e il tabernacolo, in bronzo e a rilievo, quasi monocrono, figurativo e simbolico, e le vetrate e l’altare, coloratissime, gioiose e, nel loro astrattismo, pure molto simboliche. 

 

IMMAGINI PROGETTUALI IN CRETA

All’inizio il tema della Pentecoste si era sviluppato con un’idea più Trinitaria. Che a me personalmente non dispiaceva affatto. Dal punto di vista teologico si potrebbe dire che la prima idea era a partire dalla Trinità e dalla sua azione, vista dalla parte di Dio, mentre quella realizzata è più nella linea della storia della salvezza, con accenti mariani ed ecclesiali di grande forza. Faccio notare che i bozzetti di Dony sono spesso re-interpretazioni attuali di immagini ben consolidate nella tradizione. Il suo lavoro è sempre di ricerca e sempre anche con una radice nel passato. Come si vede in questo Volto Santo, simile a quello di Manoppello, e la Pietà con il Padre che si modella sul celebre dipinto di  El Greco.

 

IL COSMOS

In alcune antiche icone russe della Pentecoste è raffigurato un uomo che indossa una corona reale in una nicchia scura in basso, con la parola “cosmo” scritta spora di lui. Questa rappresentazione è interpretata come un simbolo del cosmo illuminato dall’azione dello Spirito Santo, attraverso il messaggio apostolico. La parola greca “cosmos” significa bellezza e bontà. Dio è la Bellezza perfetta. La natura, il cosmo, l’universo intero materiale, è quindi un riflesso della bellezza divina.

Il riferimento alla spiritualità orientale è particolarmente urgente oggi, e raccomandata dagli ultimi tre pontefici. San Giovanni Paolo II diceva che avremmo dovuto respirare con i due polmoni, riconoscendo nella tradizione orientale un punto di vista più mistico, simbolico e spirituale, necessario a bilanciare una visione occidentale più critica, analitica e improntata al fare più che al contemplare.

 

LE DONNE

Mi pare opportuno sottolineare, come nei secoli, il ruolo delle donne nella Chiesa e di Maria in particolare, sia enormemente cresciuto. Basti ricordare le parole di San Giovanni Paolo II rivolte al genio femminile, per capire di quanto oggi, nella ricerca, nella medicina, nella società in generale e nella Chiesa in particolare, abbiamo bisogno, delle donne.

 

DIVERSITA’ E UNITA’

Di nuovo particolari efficaci. Armonia e diversità. Papa Francesco parlando della Chiesa mette spesso in risalto che unità non significa uniformità e che anzi la Chiesa ha bisogno di una grande varietà di carismi, e anche di modi di essere, perché ciò è una ricchezza.

Nella cappella io vedo qualcosa di simile all’opposizione polare di Romano Guardini, ossia una serie di contrasti e di tensioni, all’interno dei quali sgorga la vita.  Questa idea è cara all’attuale pontefice, che la utilizza per identificare alcuni principi operativi dell’azione pastorale (Evangelii Gaudium). Per esempio – dice Guardini e con lui papa Francesco – la vita è un equilibrio tra il caos e l’ordine. E in tutta la cappella, e anche in molti particolari di essa, vediamo la tensione tra gli opposti (nei materiali, negli stili, nei cromatismi, nelle tradizioni simboliche) che sta proprio a dimostrare armonia e vitalità insieme.

 

MARIA

Per finire Maria, Madre nostra e madre della Chiesa. In questa immagine la Vergine appare con lo sguardo rivolto verso l’alto, il viso sorridente, e con il collo scoperto, un atteggiamento di attenzione, gioia e quasi di resa e abbandono verso lo Spirito Santo.

 


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